Fino all’11 aprile 2019, il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci presenta la mostra Verde Prato. Sperimentazioni urbane tra ecologia e riuso, a cura di Elisa Cristiana Cattaneo e Emilia Giorgi.
La mostra mette in scena il Piano Operativo del Comune di Prato e la molteplicità di operazioni e strategie attuate negli ultimi anni per la definizione del nuovo strumento sulle politiche urbane della città toscana. Un progetto sperimentale e innovativo, frutto di un intenso lavoro di équipe dell’Ufficio di Piano del Comune di Prato che vanta preziosi contributi di esperti di fama internazionale come l’architetto Stefano Boeri e lo scienziato Stefano Mancuso, solo per citarne alcuni.
L’allestimento, progettato dal giovane collettivo milanese Fosbury Architecture, presenta, attraverso un sistema di ponteggi concepito come una macchina scenica, materiali eterogenei come disegni, mappe, elaborati progettuali, fotografie d’archivio e video.
Un racconto che si sviluppa per testi e immagini seguendo il processo ideativo che mira a trasformare Prato in una città verde, europea e aperta, integrando il sistema della natura e quello del costruito.
Oltre al focus tecnico sul piano urbanistico, l’esposizione propone un’installazione ideata per l’occasione da Stefano Mancuso, i progetti fotografici di Fernando Guerra, Maurizio Montagna e Delfino Sisto Legnani e una macchina robotica interattiva che permetterà al pubblico di navigare i numerosi ambiti di cui si compone il Piano.
Completa la mostra un’area immaginata per incontrarsi e prendere parte a attività didattiche, conferenze e tavole rotonde, affinché la mostra diventi un luogo di dibattito, una piazza viva dentro il museo.
La mostra si snoda attraverso 3 aree tematiche: Ecology, Re-Use e Going Public.
Nella sezione Ecology trova posto il programma di forestazione urbana ideato dalle due massime eccellenze della “rivoluzione ambientale”: l’architetto Stefano Boeri e lo scienziato Stefano Mancuso.
Secondo Mancuso, “riqualificare con le piante è lo strumento più efficace per il miglioramento della qualità ambientale e sociale”. Per questa ragione ha fatto di Prato un caso di studio, e ha lavorato con il suo team per censire il patrimonio arboreo della città e calcolarne i benefici per la cittadinanza.
In modo complementare, Boeri ha prodotto un Action Plan per la Forestazione Urbana di Prato, con l’obiettivo di poter contare un albero per ogni abitante della città.
Alla sezione è legata l’installazione site-specific Urban Jungle ideata da Stefano Mancuso, un insieme di ecosistemi confinati che evoca un ideale skyline cittadino come unica e enorme giungla urbana, al di là della tradizionale separazione tra costruito e natura.
“Non soltanto lungo i viali, nei parchi, nelle aiuole, nei giardini, ma dovunque ci sia una superficie disponibile: strade, facciate, tetti, lì deve esserci una pianta”, afferma Mancuso.
Apre la sezione Re-Use un richiamo attraverso disegni e fotografie d’epoca all’esperienza del Laboratorio di Prato, condotto dal 1976 al 1978 dal regista Luca Ronconi con l’architetto Gae Aulenti: uno dei primi esperimenti di riuso delle strutture manifatturiere in vista di “Un teatro soprattutto agito, in funzione di un luogo diverso dalla sala teatrale”, come scrive Ronconi.
La sezione Going Public, infine, prende avvio da alcuni scatti tratti dal progetto fotografico che Delfino Sisto Legnani ha condotto nel 2016, come parte dell’installazione Manufacturing Assemblages in Prato di Matilde Cassani alla Oslo Architecture Triennale, mostrando come le celebrazioni del Capodanno Cinese attraverso il centro storico e il distretto industriale diventino una spettacolare occasione di integrazione tra le diverse comunità presenti e la città.
Si snodano lungo le pareti della galleria e avvolgono lo spazio espositivo come quinte scenografiche i progetti dedicati a Prato dei fotografi Fernando Guerra e Maurizio Montagna.
Di Fernando Guerra si presenta in mostra una selezione dell’imponente indagine fotografica svolta dall’autore lisbonese alla fine del 2017 per interpretare la fase di trasformazione che la città sta attraversando, rivelando così la stratificazione del paesaggio e i molteplici tipi di città che Prato sta costruendo, con attenzione al riuso e alla rigenerazione del patrimonio manifatturiero. Immaginazione e futuro sono i due termini che, legati tra loro saldamente, costituiscono il punto di partenza e il punto di arrivo del progetto Paregon (2018) del fotografo milanese Maurizio Montagna. L’attenzione viene qui rivolta al mondo vegetale, le cui dinamiche sembrano suggerire la strada per un nuovo agire collettivo, mutando così dopo secoli di visione antropocentrica le nostre coordinate prospettiche.
Parte integrante della mostra è infine il palcoscenico ideato dai Fosbury per ospitare all’interno dello spazio espositivo conferenze, tavole rotonde e momenti di approfondimento sulle tematiche centrali del Piano Operativo, nell’ottica di partecipazione da sempre alla base di questo nuovo strumento di pianificazione urbanistica. Un oggetto che diventa playscape per i bambini e le attività educative promosse dal museo.