Dalla Sicilia al Piemonte i borghi restano senza abitanti
Di Raffaella Calandra
[…] Da anni, c’è un movimento costante in atto. Di svuotamento dei piccoli comuni, soprattutto montani o a vocazione agricola. Le scuole chiudono, per mancanza di bambini; le banche spostano gli sportelli; il trasporto pubblico è problematico, quando non inesistente. Le amministrazioni provano a condividere i servizi tra più comuni, ma i referendum per le fusioni sono quasi sempre stati bocciati dagli abitanti. C’è un’Italia minore per dimensioni, che lotta per non sparire. Un mondo poco noto, richiamato dalla protesta dei pastori sardi, che «diventa idealmente la protesta di tutta l’Italia rurale che non trova spazi nelle politiche né italiane né comunitarie. Un’Italia che sta sparendo, ma se sparisce quest’Italia – avverte il delegato Anci per i piccoli comuni, Massimo Castelli – sparisce il senso della nazione». E a salvare questo piccolo mondo antico «non sarà il reddito di cittadinanza», concordano più sindaci, ma «iniziative, per richiamare altri abitanti: mettendo a disposizione le case abbandonate o accordando incentivi fiscali, per aziende e nuovi residenti. Come la tassazione ridotta, introdotta nella legge di Bilancio 2019, per chi trasferisce la residenza dall’estero nei paesi del Mezzogiorno. E soprattutto servizi. […]
Numeri -[…] Ma da Nord a Sud, sono tantissimi i piccoli comuni che dal 1971 al 2015 – ultima rilevazione Anci, sulla base di dati Istat – hanno perso più della metà dei loro residenti. Ben 115 registrano un tasso di spopolamento superiore del 60%. […] Un quadro su cui anche il capo dello Stato, Sergio Mattarella, ha più volte posto l’attenzione, denunciando come «lo Stato appaia in ritirata da questi territori».
Anci Piccoli Comuni – «Siamo fiduciosi, perché abbiamo cominciato a vedere che alcune battaglie hanno portato a dei cambiamenti sulla visione della questione», riflette il delegato Anci per i piccoli comuni, Massimo Castelli, primo cittadino di Cerignale, 123 anime nel piacentino. «Ma ad agosto siamo mille- sorride. La decrescita è iniziata, come un po’ ovunque, dopo le guerre mondiali, quando gli agricoltori si sono ritrovati a fare gli operai nelle città e si davano anche contributi per vendere il bestiame», ricorda. Nel suo paese, le scuole sono state chiuse, la più vicina è a 23 km, mentre il primo ospedale ne dista 70. Qui l’ufficio postale è aperto solo due giorni a settimana. «Ma dopo una battaglia di Anci e dopo il cambio di managment, Poste ha bloccato la chiusura degli uffici nei piccoli comuni e anzi sta investendo».[…]
Agenda Controesodo – Quello che a gran voce i piccoli comuni invocano è «una politica nazionale, per il sistema locale». L’Anci ha stilato un’ “agenda del controesodo” per invertire il flusso delle partenze e portare nuove famiglie in quelle aree non urbane, comuni interni, periferici, rurali, di piccole dimensioni demografiche – che però, a fronte dei disagi possono offrire qualità della vita e diventare motivo di attrazione.[…] E dalla fiscalità di vantaggio, agli incentivi per le attività economiche, ai programmi di sviluppo rurale, sono molte le misure, che potrebbero rientrare nel piano a tutela di queste aree. E c’è un punto su cui molti sindaci insistono: far restare qualcosa sul territorio delle tante risorse fondamentali, che arrivano proprio dall’entroterra, a cominciare dall’acqua che poi serve gli acquedotti delle città. Nella scorsa legislatura, dopo 15 anni di battaglie, nel 2017 fu approvata una legge con una visione complessiva, per contrastare lo spopolamento.
«Ma per gran parte dei punti toccati, sono mancati i decreti attuativi», lamenta Ermete Realacci, all’epoca presidente della Commissione Ambiente della Camera e primo sostenitore della norma, che oltre a prevedere un fondo e misure per implementare servizi, «puntava innanzitutto – ricorda – ad invertire l’approccio verso questo mondo. Senza nostalgia, ma in modo propositivo».[…]
Iniziative – Così in attesa di un nuovo piano nazionale, sono sempre di più i comuni che avviano proprie iniziative, per richiamare nuovi residenti. In Sicilia, ad esempio, da Salemi a Gangi le case abbandonate o di proprietà comunale sono state proposte gratis o a prezzi simbolici per futuri abitanti. Progetto, che ha incuriosito anche il New York Times e sono arrivate richieste da ogni parte del mondo.[…]
Le alternative per resistere ed invertire la tendenza demografica sono o «creare lavoro, o dare incentivi per venire», come quelli inseriti nella legge di Bilancio per i comuni del Mezzogiorno. Per Castel Del Giudice, in Molise, invece il punto di ripartenza è stata la riqualificazione, con un progetto di crowfunding, di un vecchio edificio scolastico, ormai inutilizzato per mancanza di bambini e trasformato in casa di riposo, che «ha dato lavoro a 22 dipendenti in modo stabile», spiega il sindaco, Lino Gentile. E poi la creazione di una cooperativa, per la coltivazione di mele biologiche in terreni abbandonati.[…] «Siamo su fortino assediato, lavoriamo per le generazioni future, ma sono certo che un ritorno su questi territori sarà fondamentale per la nazione», conclude Castelli dell’Anci, che indica la necessità di «ripensare lo sviluppo del nostro territorio, anche considerando l’inquinamento di aree come la pianura padana».
Tratto da Il Sole 24 ore.com del 9 marzo 2019