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Bacino della Ruhr: dall’acciaio a un parco

Germania – Bacino della Ruhr – Rimodellazione di un paesaggio industriale, un esempio virtuoso realizzato alla fine del secolo scorso.

Il bacino della Ruhr è stato uno dei più importanti poli produttivi d’Europa, specializzato nell’attività estrattiva e in quella siderurgica, con un sistema di infrastrutture, costruito in funzione dell’attività produttiva.

Tra il 1960 e il 1980, tutte le grandi industrie minerarie e siderurgiche del bacino della Ruhr, subiscono un inesorabile declino con conseguenze drammatiche sull’intera area: l’iper-specializzazione del sistema produttivo, i nuclei urbani cresciuti attorno agli stabilimenti e alle miniere, il paesaggio fittamente cosparso di colline formate da scorie industriali, tracciati ferroviari, fabbriche dismesse, strade senza uscita, il fiume Emscher e i suoi affluenti deviati e trasformati in un lungo scarico pubblico a cielo aperto.

Dieci anni per cambiare scenario

L’intervento di rigenerazione si svolse nel decennio fra il
1989 e il 1999, e fu coordinato dal Land (equivalente alla regione italiana), in collaborazione con: l’Internationale Bauausstellung Emscher Park, (IBA Emscher Park) cioè la (Mostra Internazionale di costruzioni e architettura). L’IBA si strutturò come un’agenzia di consulenza e indicò le direzioni verso le quali le iniziative potevano svilupparsi, fornì consigli e suggerimenti, creò un rapporto fra partner potenziali, esaminò i criteri qualitativi di ogni progetto per evidenziarne le caratteristiche.

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L’Italia dei paesi fantasma

Dalla Sicilia al Piemonte i borghi restano senza abitanti

Di Raffaella Calandra

Riportiamo alcuni stralci dell’articolo che Raffaella Calandra ha scritto per l’edizione on line del Sole 24 ore. Il testo integrale lo si trova al link riportato alla fine del testo.

[…] Da anni, c’è un movimento costante in atto. Di svuotamento dei piccoli comuni, soprattutto montani o a vocazione agricola. Le scuole chiudono, per mancanza di bambini; le banche spostano gli sportelli; il trasporto pubblico è problematico, quando non inesistente. Le amministrazioni provano a condividere i servizi tra più comuni, ma i referendum per le fusioni sono quasi sempre stati bocciati dagli abitanti. C’è un’Italia minore per dimensioni, che lotta per non sparire. Un mondo poco noto, richiamato dalla protesta dei pastori sardi, che «diventa idealmente la protesta di tutta l’Italia rurale che non trova spazi nelle politiche né italiane né comunitarie. Un’Italia che sta sparendo, ma se sparisce quest’Italia – avverte il delegato Anci per i piccoli comuni, Massimo Castelli – sparisce il senso della nazione». E a salvare questo piccolo mondo antico «non sarà il reddito di cittadinanza», concordano più sindaci, ma «iniziative, per richiamare altri abitanti: mettendo a disposizione le case abbandonate o accordando incentivi fiscali, per aziende e nuovi residenti. Come la tassazione ridotta, introdotta nella legge di Bilancio 2019, per chi trasferisce la residenza dall’estero nei paesi del Mezzogiorno. E soprattutto servizi. […]

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Verde Prato. Sperimentazioni urbane tra ecologia e riuso

Fernando Guerra, Città di Prato, 2017. © Fernando Guerra

Fino all’11 aprile 2019, il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci presenta la mostra Verde Prato. Sperimentazioni urbane tra ecologia e riuso, a cura di Elisa Cristiana Cattaneo e Emilia Giorgi.

La mostra mette in scena il Piano Operativo del Comune di Prato e la molteplicità di operazioni e strategie attuate negli ultimi anni per la definizione del nuovo strumento sulle politiche urbane della città toscana. Un progetto sperimentale e innovativo, frutto di un intenso lavoro di équipe dell’Ufficio di Piano del Comune di Prato che vanta preziosi contributi di esperti di fama internazionale come l’architetto Stefano Boeri e lo scienziato Stefano Mancuso, solo per citarne alcuni.

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